Nella foto l'opera vincitrice:
Gualtiero Redivo, "Il rispetto delle regole"
cm 70x50, tecnica mista
Il concorso indetto da Ars Maiora, in collaborazione con la Provincia di Milano e inaugurato l’8 novembre 2012, si è concluso il 1° dicembre con una grande festa dell’arte che ha registrato il “tutto esaurito” di pubblico e di… emozioni.
e poi quelle della partecipatissima
inaugurazione dell'8 novembre 2012
Durante la festa di premiazione e di chiusura mostra del 1° dicembre, possiamo rinfrescarci la... memoria del gusto, ammirando le
foto del buffet (completamente offerto da Clarissa del ristorante milanese La Rava e la Fava);
Ultime, perché il dolce si gusta sempre in fondo, le foto della premiazione!
Scopri chi ha vinto!
PRIMO CLASSIFICATO GIURIA TECNICA (nella foto in alto)
L’arte del Novecento ha recuperato tutto: ha guardato al passato, ha aperto la strada a nuove culture, ha studiato il movimento e desiderato la tecnologia. Un’ arte che ha smesso di guardare la realtà e ha iniziato a reinterpretarla, riscattando gli oggetti del quotidiano e permettendo un secondo sguardo sulle cose; ha indagato i manufatti d’uso corrente nella loro fisicità, colore, forma e li ha trovati ovunque: nelle case, nelle strade, nelle fabbriche. L’industria ha creato prodotti di consumo, o meglio articoli usa e getta, spingendo la comunità a comprarli, usarli e, infine, gettarli per soddisfare nuovamente la necessità morbosa di possedere “cose”.
Così la stoffa, la plastica, il metallo, il legno, giacciono nelle cantine, nelle discariche e negli scatoloni come testimoni di una nuova fase e della propria inutilità. L’arte contemporanea ha dato ad alcuni di questi oggetti una seconda vita, ne ha ricostruito il senso restituendo alla comunità tutto quello che era stato buttato, scartato, rifiutato.
“Il rispetto delle regole” si inserisce in modo significativo in questo modo di fare arte, è un’opera che restituisce dignità agli oggetti, li prende da ambienti di vissuto collettivo e li colloca nello spazio della tela. La realtà viene decostruita e investita di nuovi valori, quelli della rivalorizzazione e ri-costruzione della realtà stessa attraverso l’arte. Gualtiero Redivo definisce nella plastica la tensione della materia, la colora e la stropiccia. Gli oggetti sono investiti di forza, sono annodati, tagliati, portati al limite. Una corda rossa affiora nel mezzo per legare il materiale a se stesso, creando una tensione formale, un dinamismo materico. La società produce senza sosta oggetti che diventano simbolo degli scarti della vita urbana, la quale non è più dipinta e rappresentata ma occupa attivamente e materialmente lo spazio della tela, operando una riconversione, attribuendosi nuovi significati. Nella costruzione della nuova immagine gli elementi si fondono a tal punto da sembrare altro e Redivo ridisegna la texture dei materiali lasciando spazio all’ambiguità, a diverse interpretazioni della visione. Emerge, proprio dall’interno dell’assemblage, un cuore rosso che scardina la compostezza e la posa della superficie, creando disordine e trazione, sviluppando una sollecitazione energica che si espande verso i quattro angoli dell’opera. Un nodo che è capace di stringere, legare e dissacrare l’equilibrio nello stesso tempo. Gli oggetti singoli sono scomparsi, non esistono più: esiste solo un nuovo organismo.
Recensione critica di Francesca D’Aria
SECONDO CLASSIFICATO GIURIA TECNICA
Poche linee nere, nette, morbide e sinuose raccontano la crisi di una figura femminile curva su se stessa. I lunghi capelli neri ne nascondono il viso e il corpo si offre senza veli agli sguardi esterni.
Una linea continua, come continua sembra essere la sofferenza, la crisi della donna che pervade il fisico gracile, un dolore che lo scuote e lo immobilizza in una posizione quasi fetale. Una sparsa nebbia rossa divora lo spazio abitato, offusca e confonde: il rosso del sangue, il rosso del sacrificio e quello dell’amore. Tutto coesiste nella forza devastatrice e incontrollabile dell’angoscia.
Di Tonno descrive con pochi tratti e tre semplici colori l’energia interna che piega un corpo, che lo trafigge ed esplode rompendo gli argini della quiete. Una figura quasi evanescente dal corpo cereo che sembra giungere da una dimensione altra, trasognata; questa donna attraversa la sua crisi in un mondo irreale, quasi onirico, che ha radici negli affetti più reconditi espressi dall’artista.
Il giovane ed esile corpo di donna accovacciato cerca una dimensione intimistica, si protegge e si nasconde, si copre e nello stesso tempo si svela lasciando visibili la schiena e il seno.
Sono segni sottili quelli che disegnano le donne dipinte da Di Tonno, sono leggeri e tenui i colori che le ritraggono affrante in un fisico che patisce e si abbandona ad un crollo emotivo.
Non esiste un luogo sicuro, non ci si salva dal proprio Io. Non si può scappare da una crisi, il proprio corpo sembra essere l’unico possibile rifugio.
Recensione critica di Francesca D’Aria
TERZO CLASSIFICATO GIURIA TECNICA
“Danza macabra” di Daniele Rubini
“Danza macabra” fa parte di una serie di opere che ho intitolato “Le strade per l’Inferno”, traendo spunto da alcuni canti della Divina Commedia.
Non si tratta di rappresentazioni iconografiche dell’opera di Dante, ma semplicemente ho voluto esprimere le sensazioni che la mia immaginazione ha percepito nella lettura fin dai tempi delle scuole dell’obbligo. Perché solo ora ho deciso di trasporre i pensieri nella pittura? Magari solo per una ragione anagrafica. Daniele Rubini
PREMIO GIURIA POPOLARE
“Nero” Enrico Lazzini
Donne conturbanti colte con una definizione del dettaglio e un senso del particolare insuperabili; raffigurate con un simbolismo interpretativo che è lasciato al fruitore ma è premio di silenziosa, vissuta e sofferta contemplazione di bellezza, soffusa di sogno e di desiderio.
Fresca e chiara l’immediatezza, rara la gestualità espressiva, piena l’autorevolezza e l’audacia del tratto. Pier Franco Bertazzini