Un museo affascinante e unico, luogo di incontro e accessibilità dove l’arte non solo viene esposta ma messa letteralmente nelle mani del visitatore.
A cura di Francesca D'Aria
Filippo Tommaso Marinetti pubblica l’11 gennaio del 1921, a Parigi, il Manifesto futurista sul Tattilismo, nel quale formula un nuovo approccio estetico basato sulla lettura multi-sensoriale di ciò che ci circonda. Attraverso un’analisi attenta, Marinetti descrive una tavola tattile intitolata Sudan-Parigi, nella quale ogni parte del viaggio affrontato dalle mani è caratterizzato da un materiale diverso, talvolta ruvido, altre morbido, altre ancora liscio. Dal deserto alla città ogni frazione della tavola esalta le potenzialità del tatto e regala la sensazione che più descrive quel tratto del percorso. Una copia originale di questo documento è conservato in uno dei musei più affascinati del panorama italiano, si tratta del Museo Tattile Statale Omero di Ancona . L’idea di aprire questa sede museale viene in mente al presidente Aldo Grassini e a sua moglie, Daniela Bottegoni, appassionati d’arte e instancabili viaggiatori. Durante i loro viaggi, e le visite in musei e collezioni d’arte, si sono però resi conto che erano davvero pochissime le strutture organizzate ad offrire una reale accessibilità museale ai non vedenti.
Tornati quindi da un viaggio a Berlino decidono di iniziare una nuova avventura, questa però rimanendo in Italia, e progettano di aprire uno spazio museale che permetta ai non vedenti, e non solo, di apprezzare l’arte attraverso la sensibilità delle mani. Il museo viene istituito nel 1993 dal comune di Ancona e riconosciuto dal Parlamento nel 1999 come luogo di grande crescita e promozione culturale, con il fine di integrare i minorati della vista regalandogli la possibilità unica di apprendere le bellezze artistiche. La collezione del museo presenta una vasta gamma di opere che si dividono in più sale creando un primo percorso archeologico, un secondo antico e moderno proseguendo per quello contemporaneo. Le opere esposte sono prevalentemente sculture, calchi e copie in gesso e opere originali del periodo contemporaneo. Nel patrimonio offerto ai visitatori di questo museo c’è anche una preziosissima sezione di modelli architettonici riprodotti in scala. I materiali utilizzati per le opere rendono una leggibilità tattile molto precisa che permette di focalizzarsi sui volumi e sui particolari dei monumenti.
Nella collezione del museo si scoprono esemplari unici, opere cardine della storia dell’arte, si ricordano i modelli del Partenone, del Pantheon, del Duomo di Ancona, quello di Firenze, la Basilica di San Pietro e la Mole Vanvitelliana. Le sculture esposte vanno dalla Nike di Samotracia alla Venere di Milo, dal David di Michelangelo alla Pietà di San Pietro, e ancora dal Mercurio del Gianbologna alla Venere Italica di Canova. Non ultime le opere del periodo contemporaneo di artisti quali Annigoni, Sguanci, Morelli, Messina e molti altri.
La visita in questo spazio museale si rivela un’esperienza multi-percettiva, che offre l’opportunità di godere del patrimonio artistico esposto attraverso due percorsi: uno classico, l’altro ad occhi chiusi. In questo modo viene garantita una completa accessibilità museale e si permette a chiunque un approccio all’arte di tipo tattile, che coinvolga fisicamente il fruitore. L’arte diventa partecipazione, dove non esistono confini tra le opere e l’osservatore. Tutti i servizi educativi, dalla visita guidata ai laboratori, sono aperti e accessibili a non vedenti, ipovedenti, persone con disabilità e permettono di accedere a un’educazione estetica ed artistica attraverso la guida di personale competente e qualificato. Il Museo Omero concede una possibilità unica a tutti: quella di poter conoscere attraverso l’uso del tatto capolavori sempre troppo distanti dal fruitore, confinati dietro una teca, un cordone, una linea gialla con l’immancabile avviso “ Si prega di non toccare”. La lettura tattile regala l’emozione di percepire la solidità di un materiale oppure la perfezione di un dettaglio poco visibile. Quello che esploriamo con le mani si costruisce poco a poco nella nostra mente, dapprima si tratta di dettagli sparsi, confusi, che si trasformano in un’immagine sempre meno sfuocata: ecco che riconosciamo una bocca, un ricciolo di capelli, una mano, una piega di un panneggio. Le dita si fanno più sensibili, più curiose e svelano la complessità dell’opera integralmente.
Sono molteplici le iniziative di questa sede museale: dalle cene al buio al coordinamento di progetti per la costruzione di modellini architettonici di famosi monumenti italiani, da lasciare proprio nelle piazze accanto alle opere originali, dai corsi di aggiornamento alle esposizioni temporanee. Il nuovo progetto prevede il cambiamento della sede odierna con il riallestimento di alcune sale della
Mole Vanvitelliana splendida opera architettonica situata vicino al centro cittadino e ormai diventata simbolo del capoluogo marchigiano. Già da tempo luogo di incontro e laboratorio di idee con il progetto estivo “AMO LA MOLE”, l’ex lazzaretto settecentesco ospiterà a breve un museo dove l’arte, l’integrazione culturale e l’educazione estetica si sposano perfettamente.
«Per me e per mia moglie questo museo è come un figlio, che cresce, va all’università, matura la sua personalità… Ci dà tante soddisfazioni che ci ricompensano delle difficoltà che abbiamo affrontato per realizzarlo: insomma, è proprio come se oggi andasse all’università e prendesse tutti trenta e lode» (Aldo Grassini).
Francesca D'Aria